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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, II, 16
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originale
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16 Medicus morbum ingravescentem ratione providet, insidias imperatori tempestates gubernator; et tamen ii ipsi saepe falluntur, qui nihil sine certa ratione opinantur; ut agricola, cum florem oleae videt, bacam quoque se visurum putat, non sine ratione ille quidem, sed non numquam tamen fallitur. Quodsi falluntur ii qui nihil sine aliqua probabili coniectura ac ratione dicunt, quid existimandum est de coniectura eorum qui extis aut avibus aut ostentis aut oraclis aut somniis futura praesentiunt? Nondum dico quam haec signa nulla sint, fissum iecoris, corvi cantus, volatus aquilae, stellae traiectio, voces furentium, sortes, somnia; de quibus singulis dicam suo loco; nunc de universis.
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traduzione
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16 Il medico prevede l'aggravarsi di una malattia seguendo il filo di un ragionamento; e allo stesso modo il comandante prevede un agguato, il navigatore le tempeste; eppure anch'essi, non di rado, si sbagliano, pur non formandosi alcuna opinione senza una ragione ben precisa; cos? come il contadino, quando vede un olivo in fiore, ritiene che vedr? anche i frutti, non senza ragione; e tuttavia qualche volta si sbaglia. E se si sbagliano coloro che nulla dicono senza aver fatto qualche ipotesi e qualche ragionamento probabile, che cosa dobbiamo pensare delle profezie di quelli che predicono il futuro in base alle viscere, agli uccelli, ai prodigi, agli oracoli, ai sogni? Non voglio ancora dire quanto sia nullo il valore di questi segni: delle fenditure nel fegato delle vittime, del canto d'un corvo, del volo di un'aquila, del cader di una stella, delle grida degli invasati, delle sorti, dei sogni. Di tutte queste singole cose parler? a suo tempo; ora discuto il problema in generale.
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